Obiettivi
conoscere un fenomeno tristemente diffuso, comprendere, aiutare.
Contenuti
A cura di Maria Naccari Carlizzi
Definizione
Si chiama Cutting la diffusa e attuale tendenza da parte dei teenager, di solito ragazze, a tagliare, incidere, ferire la superficie della propria pelle, soprattutto di gambe e braccia, con lamette, coltelli affilati, temperini, punte di vetro, lattine usate, o quant’altro. Può trattarsi di un singolo episodio o diventare abituale. Il cutting può diffondersi in modo epidemico in gruppi di amici, o di pari anche grazie alla rete, con un escalation di progressiva emulazione e autoemulazione.
Gli adolescenti di oggi, infatti, usano il corpo, la superficie della pelle e le sue modificazioni autoindotte come mezzo per reclamare il corpo e per comunicare con un segnale potente un potenziale disagio. In un crescendo variabile di concreti linguaggi lungo la linea che va dai tatuaggi, ai piercing, alle marchiature, alle bruciature, sino al self cutting, il cutting si colloca, nella maggior parte dei casi, nell’ambito dell’autolesionismo “superficiale/moderato” (DSM-5).
Ma perchè la pelle, viene adoperata come superficie d’iscrizione, una tela, suggerisce A. Lemma (Lemma, 2005), su cui la sofferenza psichica viene esteriorizzata e lavorata?
Il corpo è l’interfaccia tra l’individuale ed il sociale. Dall’origine della vita la superficie della pelle svolge molteplici funzioni nello sviluppo della personalità: quella di involucro psichico, di mediatrice dell’attaccamento e delle relazioni attraverso le esperienze corporee primarie madre bambino, legate alla vista, allo sguardo e al contatto fisico e emotivo. La percezione del corpo è una costruzione progressiva che si realizza a livello intrapsichico, intersoggettivo, interpersonale e sociale. In adolescenza le trasformazioni psichiche e somatiche contribuiscono a determinare la riorganizzazione delle rappresentazioni di sè, l’integrazione del nuovo corpo sessuato, dei nuovi aspetti dell’aggressività, del narcisismo, dell’identità.
Ogni lesione cutanea autoindotta ed il selfcutting, in particolare in adolescenza, rappresenta, un fenomeno complesso da decodificare, che risponde a diversi bisogni psicodinamici e a organizzazioni mentali spesso differenti.
A livello gruppale può essere sotteso da molteplici variabili sociologiche e antropologiche (Le Breton, 2004) come le dinamiche psichiche che legano l’adolescente al gruppo dei pari, dove il cutting può essere usato per sancirne l’appartenenza e per definire l’identità comune.
Bisogna, quindi, valutare in modo specifico quale funzione, nell’economia psichica di un ragazzo, ad un particolare punto del suo sviluppo psichico, in una data famiglia e in una specifica cultura, rappresenta l’uso del linguaggio del cutting.
Il cutting, di solito, costituisce un codice non verbale, per esprimere la sofferenza iconica, ancora non verbalizzabile ma proiettabile e rappresentabile sulla propria pelle, un tentativo di tagliarla via per il fallimento del contenimento dell’ambiente e dei processi di simbolizzazione.
Soprattutto in questo caso C. Chabert (2000) parla di “tentativi di figurazione” … “tra l’intenzionalità conscia e inconscia”che funzionano quindi come “una difesa e un’elaborazione”. L’adolescente prova a comunicare, talvolta in modo impulsivo col cutting, attraverso la superficie della pelle, tentando di trovare in se stesso e/o nell’ambiente a cui implicitamente chiede aiuto, delle risorse per prendere tempo, poter cambiare e trasformarsi.
Più il cutting è diffuso a tutto il corpo e grave, più la psicopatologia sottostante è complessa e suggerisce vari gradi di compromissione del processo, specifico dell’adolescenza, di integrazione del nuovo corpo sessuato. Così il corpo da “involucro narcisistico”che garantisce la sicurezza del bambino diventa un “involucro di sofferenza” (Anzieu 1985). Il corpo può essere negato, odiato e sottoposto a scissione, attaccato come un oggetto esterno o estraneo, sino ad agire veri e propri tentativi di suicidio, anche se nella maggior parte dei casi chi si ferisce con il cutting non vuole uccidersi.
Lemma (Lemma 2005) descrive numerose fantasie inconsce, che possono sostenere la ricerca di modificazioni corporee e, quindi, del cutting:
– Negare “la separazione o la perdita, con la fantasia inconscia di fusione con l’oggetto ed il rifiuto di elaborare il lutto per il corpo perduto”, ed in adolescenza a mio avviso, il riferimento va al corpo dell’infanzia ed al legame con il corpo della madre.
– Tentare “la separazione con la fantasia inconscia di strappare, tagliar via l’altro alieno, sentito risiedere dentro il corpo” ed, in adolescenza, ritengo che si tratti spesso della difficolta di riconoscere come proprio il corpo sessuato.
– “Coprire un corpo vissuto con vergogna, con la fantasia inconscia di distrarre e controllare lo sguardo dell’altro” ed in adolescenza, oltre che alle già citate problematiche, ci si può riferire al campo delle dismorfofobie e della bruttezza immaginaria.
– “Risanare un senso interno di frammentazione, con la fantasia inconscia di identificazione con l’immagine dell’altro che ristabilirà un senso di coesione interna”ed in adolescenza possiamo chiamare in causa, per esempio, le difficoltà di integrazione delle nuove sensazioni generate dal corpo e le difficoltà identitarie in genere.
– “Attaccare l’oggetto, con la fantasia inconscia di infliggere un dolore e punirlo”, dove l’oggetto in adolescenza è il corpo dell’adolescente stesso e il legame con il corpo della madre.
Il cutting svolge per l’adolescente molteplici funzioni (cfr. voce SPIPEDIA Autolesionismo, Rossi Monti e D’Agostino 2009) volte a:
– “Concretizzare” (Rossi Monti e D’Agostino, 2009): -Voglio tagliarmi per far vedere che soffro! … col taglio tiro fuori il dolore, guarda mamma come soffro!- Il cutting serve a trasformare il dolore psichico in dolore agito, fisico, corporeo distribuito sulla superficie del corpo, per dare una forma a sentimenti incontrollabili nel tentativo di conoscerli, o riempire il vuoto interno con il dolore, esterno, fisico, reale, quantificabile e controllabile, dato che è autoprodotto.
– “Punire, estirpare, modificare la parte cattiva di sé e purificarsi” (Haas, Popp, 2006).- Mi taglio quando sto troppo male e mi calmo solo quando inizia ad uscire il sangue!- Il cutting rappresenta un tentativo protoverbale di liberarsi da un passato traumatico, del nuovo corpo adolescenziale divenuto estraneo ed origine di sensazioni perturbanti per cui, diventa oggetto da attaccare, odiare, aggredire.
– “Regolare l’umore disforico” (Rossi Monti e D’Agostino, 2009) dell’adolescente borderline, impadronendosi del proprio dolore interiore. – Quando non cela faccio più vado al bagno a scuola e mi tagliuzzo un po’ con una lametta sul braccio, poi quando mi sento meglio, torno in aula!-.
– “Comunicare senza parole”e trovare un canale espressivo per qualcosa che le parole non riescono a dire perchè evocativo del trauma subito, come nei casi di abusi fisici e psichici, per controllare comportamenti ed emozioni altrui o per favorire risposte di accudimento come negli adolescenti deprivati che vivono in comunità o istituzioni – mi piace quando dopo che mi taglio vengo lavata, medicata e fasciata!-
– “Costruire una memoria di sé”, -Il mio corpo è un diario!- come si legge in “Quando la pelle parla” di Educazione siberiana, (Lilin, 2009) dove i tatuaggi rappresentano un linguaggio che aiuta le persone nella reciproca conoscenza. L’adolescente, o l’adolescente borderline, che ha difficoltà nell’integrazione della storia dei suoi eventi emotivi, usa il cutting per non dimenticarli, fissandoli sulla pelle con una cicatrice e poter così ritrovarli in futuro.
– “Volgere in attivo, cambiare pelle” – Del mio corpo faccio quello che voglio!- Il cutting ribalta l’esperienza di passività tipica dell’adolescenza trovando un senso, consentendo una nuova figurazione, o infrange “l’esperienza di depersonalizzazione” (Rossi Monti, D’Agostino, pag 85) in cui l’adolescente vive.
Bibliografia:
– Anzieu D. (1985), L’Io pelle. Roma: Borla 1987.
– Bick, E. (1968), L’esperienza della pelle nelle prime relazioni oggettuali. In L’osservazione diretta del bambino. Torino: Boringhieri, 1989.
– Chabert, C. (2000), Le passage à l’acte: une tentative de figuration? Adolescence, Monographie ISAP, pp57-62
– Fattori L. Un’adolescente disabile: la pratica del self cutting su un corpo già-ferito- Rivista di Psicoanalisi, 2013, LIX,1Gennaio/marzo 2013
– Freud S. (1922) L’Io e L’Es (pag 488) OSF , vol.9 Torino: Boringhieri.
– Haas, B., Popp F., (2006), Why DoPeople Injure Themselves?, in “Psychopatology”, 39, pp.10-8.
– Lemma A. (2005), Sotto la pelle. Psicoanalisi delle modificazioni corporee. Milano:Raffaello Cortina (2011).
– Le Breton, D. (2004), La profondeur de la peau: les signes d’identitè à l’adolescence. Adolescence, 22,2, pp.257-271
– Lilin N. (2009), Educazione siberiana. Torino: Einaudi
– Naccari Carlizzi M., Adolescenti postmoderni. Intervento nel dibattito SPIWEB L’adolescente e il suo corpo (15 febbraio-15 maggio 2013).
– Nicolò A.M., Corpo e difese patologiche in adolescenza. Relazione introduttiva nel dibattito SPIWEB L’adolescente e il suo corpo (15 febbraio-15 maggio 2013).
– Rossi Monti M., D’Agostino A. L’autolesionismo, Roma: Carocci editore (2009).
– Ruggero I., Il corpo dell’adolescente: un familiare estraneo. Relazione introduttiva nel dibattito SPIWEB L’adolescente e il suo corpo (15 febbraio-15 maggio 2013).
– Winnicott D.W. (1949), L’intelletto e il suo rapporto con lo psiche soma. In tr.it Dalla pediatria alla psicoanalisi, Firenze: Martinelli 1975.
– Winnicott D.W. (1967), La funzione di specchio della madre e della famiglia nello sviluppo infantile. Tr.it in Gioco e realtà, Roma: Armando, (1974), pp 189-200.
– Winnicott D.W. (1970) Le basi di sè nel corpo. Tr. it. In Esplorazioni psicoanalitiche.Milano: Raffaello Cortina, 1989, pp 284-295.
Aprile 2015
### Vademecum per genitori preoccupati per la figlia di 11 anni che si taglia
Il "cutting" o autolesionismo, che consiste nel farsi del male intenzionalmente tagliandosi o graffiandosi, è un fenomeno che può colpire anche preadolescenti. È un comportamento complesso e doloroso che spesso nasce come una reazione a emozioni difficili da gestire, come tristezza, ansia, rabbia o frustrazione. Comprendere le cause e i segnali del "cutting" e come rispondere in modo appropriato è fondamentale per aiutare la tua bambina a superare questo momento difficile.
#### 1. *Riconoscere i segnali*
Il primo passo per affrontare il problema è accorgersi dei segnali. Il "cutting" può essere difficile da individuare, ma alcuni segnali comuni includono:
- *Tagli, cicatrici o lividi* sulle braccia, gambe o altre aree del corpo.
- *Comportamenti di isolamento*, come rimanere spesso da sola o evitare attività sociali.
- *Difficoltà emotive visibili*: tristezza, irritabilità o cambiamenti improvvisi di umore.
- *Occultamento del corpo*, come indossare vestiti a maniche lunghe anche in estate, per nascondere i segni del taglio.
- *Comportamenti di autolesionismo dichiarati*: può succedere che un adolescente parli o faccia riferimento a questo comportamento.
#### 2. *Mantenere una comunicazione aperta*
Parlare con la tua figlia è essenziale. Evita di accusarla o di minimizzare il suo dolore. Parla con calma e senza giudizio. Cerca di farle sapere che sei lì per ascoltarla e supportarla, non per punirla. Puoi provare con domande come:
- "Ho notato che sei un po’ triste ultimamente. Vuoi parlarne?"
- "Mi preoccupo quando vedo che ti fai del male. Cosa succede?"
- "Non sei sola, possiamo trovare insieme un modo per superare questo momento."
#### 3. *Comprendere le cause sottostanti*
Il comportamento di "cutting" è spesso il risultato di emozioni intense e difficili da gestire. Le ragioni possono variare: difficoltà a scuola, conflitti familiari, bullismo, insicurezze legate al corpo o alla propria identità, o anche stress sociale. È importante non ridurre il problema a "una moda" o a una "fase". Cerca di capire quali sono le cause che la portano a ricorrere a questa forma di autolesionismo. Un supporto psicologico, come la terapia cognitivo-comportamentale, può aiutare a esplorare e affrontare le emozioni sottostanti.
#### 4. *Evitare reazioni emotive estreme*
Se scopri che tua figlia si sta facendo del male, cerca di non reagire con rabbia o panico. Potresti sentirti sopraffatto, ma è importante mantenere la calma. Il comportamento di autolesionismo potrebbe essere un modo per esprimere un dolore interno che non sa come comunicare. Essere troppo severi o accusatori potrebbe spingere la tua bambina a nascondere ulteriormente i suoi sentimenti o a ripetere il comportamento.
#### 5. *Cercare supporto professionale*
Il supporto di un professionista qualificato è spesso essenziale per aiutare il bambino a comprendere il proprio comportamento e a sviluppare strategie per gestire il dolore emotivo in modo più sano. Un terapista, un psicologo o un consulente esperto in adolescenti può lavorare con la tua figlia per esplorare le sue emozioni e fornirle strumenti per affrontare le difficoltà senza ricorrere al "cutting". In alcuni casi, un supporto psichiatrico può essere necessario se ci sono anche sintomi di ansia, depressione o altri disturbi.
#### 6. *Creare un ambiente sicuro e di supporto*
Affrontare il "cutting" richiede tempo e pazienza. Crea un ambiente di casa che favorisca la comunicazione, l'empatia e il supporto. Rendi chiaro che sei disponibile ad aiutare tua figlia a superare questa difficoltà. Assicurati anche di rafforzare l'autostima di tua figlia, incoraggiandola in attività che la facciano sentire valorizzata e capace. Il supporto dei genitori è fondamentale nel recupero, ma anche un contesto scolastico positivo e comprensivo può fare la differenza.
#### 7. *Promuovere alternative al "cutting"*
Aiutare tua figlia a sviluppare tecniche alternative per affrontare lo stress e le emozioni intense è un passo importante nel trattamento. Alcune possibili alternative al "cutting" includono:
- *Scrivere in un diario* per esprimere emozioni e pensieri.
- *Esercizio fisico* (come una passeggiata o lo sport) per scaricare la tensione.
- *Tecniche di rilassamento* come la meditazione, la respirazione profonda o lo yoga.
- *Attività creative*, come disegnare, dipingere o suonare uno strumento musicale.
#### 8. *Monitorare i progressi*
Il percorso verso la guarigione non è sempre lineare. Potrebbero esserci alti e bassi, e il comportamento di autolesionismo potrebbe non scomparire immediatamente. Tuttavia, essere presenti e continuare a offrire supporto può fare una grande differenza. Monitora i progressi con gentilezza e pazienza, e riconosci i piccoli successi lungo la strada.
#### 9. *Proteggere l'accesso a oggetti pericolosi*
Nel caso in cui tua figlia abbia l’abitudine di tagliarsi, è importante ridurre l'accesso a oggetti pericolosi come lame, coltelli, vetri rotti o altri strumenti che potrebbero utilizzare per farsi del male. Se necessario, chiedi supporto alla scuola o ai professionisti per garantire che ci sia un ambiente sicuro.
#### 10. *Coinvolgere la scuola e la rete di supporto*
Se il comportamento di "cutting" persiste, potrebbe essere utile coinvolgere anche il personale scolastico. Insegnanti, counselor scolastici e psicologi possono supportare tua figlia in un contesto più ampio, aiutandola ad affrontare eventuali difficoltà sociali o scolastiche che potrebbero contribuire al suo malessere.
### Conclusione
Il "cutting" è una manifestazione dolorosa di emozioni difficili da gestire, e come genitore il tuo ruolo è cruciale nell'affrontarlo con comprensione, pazienza e supporto. Non esitare a cercare aiuto professionale e a stabilire una comunicazione aperta e non giudicante con tua figlia. Con il giusto supporto, è possibile che possa superare questa fase e imparare a gestire meglio il suo mondo emotivo.